martedì 6 ottobre 2009

Studiare il dialetto bolognese? PerchèNo!








“Il Dialetto bolognese materia scolastica? Certo che sì, mi aiuta mio nonno!” Nicolò Gigli della 1C di Marzabotto è entusiasta della proposta di studiare il dialetto in classe e fa intendere che il nonno è già un punto d’appoggio su cui può contare con certezza . “No!” ribatte decisa Imane Harchi, di origine marocchina e nata in Italia, “Ci sono già troppe materie”. Precisa poi, a dimostrazione che il no non è per preconcetto, che la sorella maggiore lo ha persino già studiato servendosi di una vicina di casa. Il popolo scolastico di Marzabotto è diviso sulla proposta di elevare il dialetto bolognese a materia scolastica, anche se la maggioranza propende per il sì. In molti si troverebbero avvantaggiati. “Il dialetto mi piace” precisa Andrea Biagi della 1B. Un ‘no’ arriva da Zineb Mourgen, sempre della 1B, che lo accetterebbe però come ‘materia facoltativa’. In 1A la maggioranza è per il ‘no’. “E’ una lingua parlata solo a Bologna e in modo generalizzato tempo fa. Mia nonna lo parla, mio padre no”, motiva il suo no Maria Rita Benassi. Stefano Magnani della 3A dice . “E’ complicato impararla come lingua anche scritta. Il dialetto lo si apprende parlandolo”. E’ invece incerta Marta Quintadamo, anche lei della 3A, “Chi è di altre regioni potrebbe trovarsi in grossa difficoltà”. Lucia Monsoni invece si schiera per il sì. “Il dialetto può essere studiato. Fa parte della nostra tradizione”. In 2A si registra invece un ‘sì unanime’: “Il dialetto è bello ed è nostro” riferisce Sara Teglia. “E’ divertente” per Matteo Modena e Daniel Difino. “E’ una tradizione che va salvaguardata” per Andrea Torri. Il dialetto è bellissimo anche per Dylon Puleo della 2B e “interessante perché è come imparare una nuova lingua. L’inglese è difficile” per Faqui Mohamed Amine , ancora 2B. “E’ un pezzo di storia locale, perché non riscoprirlo. Farebbe bene anche culturalmente. Certi modi espressivi sono comprensibili solo in dialetto,” sostiene Michael Mattarozzi. Contrario invece Antonio Campanale: “Meglio lo spagnolo, almeno se vai all’estero ti serve”. Quasi tutti per il sì in 3B, anche se ci sono distinguo: “Chi poi si trasferisce altrove, del dialetto non se ne fa nulla” dice Luca Tovoli. “La stessa cosa vale per l’italiano se ci si trasferisce in Inghilterra” ribatte Erica Rubini. “Potrebbe essere una materia non obbligatoria”, propone Hamza Oubakent. La 2 C si divide in due: “”Mi rende orgogliosa conoscere il mio dialetto”, dice Ilaria Chiluzzi. “Vengo dal Marocco e studiare il dialetto sarebbe una occasione per conoscere meglio Bologna”, dice Echaimaa Fadloune. “La scuola è già abbastanza pesante con le materie che ha “ ribatte Ciaima Asmar. “Sono meridionale e non capisco nulla del dialetto”, pareggia Federica Cristoforo.

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